REALIZZA TE STESSO
- Silvia Sciacca
- 21 ago 2019
- Tempo di lettura: 9 min

All'entrata del tempio di Apollo a Delfi c’è un’insegna con su scritto “Conosci te stesso”, come l’invito che anche Socrate faceva a tutti.
Ma cosa significa conoscere se stessi?
Chi sei tu?
Probabilmente risponderai col tuo nome e cognome, oppure dicendo se sei uomo o donna, oppure con la tua professione e così via.
Ma questo non è ciò che tu sei, questa è la tua forma.
Quello a cui ti riferisci quando dici “io”, non è quello che sei veramente ma è l’identificazione con le parole, con gli oggetti e soprattutto coi pensieri, che ti sei costruito giorno dopo giorno. “Io”, “me”, “mio”, “la mia storia” sono alcuni degli elementi da cui ricavi il tuo senso identità ma non sono ciò che tu sei veramente.
La maggior parte delle persone è totalmente identificata con un incessante flusso di pensieri. Non esiste un “io” separato dai propri pensieri e dalle emozioni che li accompagnano. Si identificano in questi. Quando si fa presente a queste persone che c’è una voce dentro la loro testa che non smette mai di parlare loro rispondono: “Che voce??”
Ma partiamo dal principio.
Ognuno di noi viene al mondo da un puntino che contiene tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Poi crescendo le persone che abbiamo intorno, la società, la cultura, iniziano a convincerci che tutto ciò che siamo non basta e noi ci dimentichiamo chi siamo veramente e cominciamo a credere in qualcosa che è fuori di noi e a costruire dentro di noi qualcosa che non siamo, cioè quello che viene chiamato EGO.
Vediamo di conoscere un po’ meglio questo Ego, che caratteristiche ha.
-L’Ego tende ad equiparare l’avere con l’Essere. L’Ego dice: “Tu sei quello che hai” (prima i giochi, poi i soldi, la macchina, la carriera, la tua relazione…) e sempre di più cominci ad identificarti con questi oggetti e cominciano a crearsi in te Credenze del tipo: più cose possiedo più acquisisco valore come persona. Ma questo innesca un meccanismo che porta ad un circolo vizioso: dobbiamo avere di più per avere più valore e cominciamo poi a preoccuparci di come fare per mantenerlo e ad averlo ed è allora che qualcosa si blocca nel flusso di energia. Così ciò che rimane è un senso di insoddisfazione profondamente radicato, un “non abbastanza”.
-Altro aspetto dell’Ego è: “Tu sei quel che fai”. Cominci dunque a venir consumato dall'idea che il tuo successo, il tuo valore, l’immagine stessa che hai di te si basi su quanto riesci ad ottenere. Per cui devi lavorare di più, fare più soldi, avere promozioni, essere in competizione con tutti per ottenere ciò che vuoi. Ma questo non basta mai. L’Ego ama lamentarsi e risentirsi non solo degli altri, ma anche delle situazioni. Così non ci sarà mai una situazione ottimale per lui. Non farai mai abbastanza. E anche in questo modo l’energia si blocca e ciò che accade è che non ottieni ciò a cui aspiri o comunque non ti dà soddisfazione. Spesso ti ritrovi a domandarti: “Mi piace ancora quello che faccio?”
-Poi c’è l’aspetto dell’”avere ragione”. Avere ragione è un altro tipo di identificazione con la forma: con un’idea, un punto di vista, un’opinione, un giudizio, una storia. L’Ego prende tutto personalmente e l’emozione si alza in moto di difesa o magari di aggressività. L’Ego confonde le opinioni e i punti di vista con i fatti; non vede la differenza tra l’evento e la sua reazione a quell'evento. Questo è proprio il meccanismo di quelle che vengono chiamate “profezie auto-avveranti”.
-Altro aspetto dell’Ego è che credi di essere ciò che gli altri pensano di te. “Se non piaccio agli altri c’è qualcosa di sbagliato in me”. E così ti cali in tanti ruoli a seconda della situazione. Questi ruoli possono darti un confortante senso di identità ma in essi finisci per perdere te stesso.
Tutte queste condizioni a cui l’Ego porta non portano però alla vera realizzazione di Sé. Sono chimere effimere, che forse possono darci barlumi di felicità che non tardano però a spegnersi.
Ciò che invece rimane è un costante, velato senso di incompletezza, di infelicità.
L’infelicità in realtà è una malattia, è l’equivalente interiore dell’inquinamento ambientale del nostro pianeta. Tuttavia l’Ego, nella sua cecità, non riconosce la sofferenza che infligge a se stesso e agli altri. Stati negativi come la rabbia, l’ansia, l’odio, il risentimento, la scontentezza, l’invidia, la gelosia e così via non sono riconosciuti come negativi ma totalmente giustificati come se fossero normali e causati da qualcun altro o da qualche fattore esterno invece che creati da noi stessi.
Come facciamo allora a spezzare questa catena di sofferenza e togliere il potere di cui si è impossessato l’Ego? In verità l’Ego non è sbagliato, è solo inconsapevole.
La causa principale della sofferenza è proprio l’INCONSAPEVOLEZZA.
Il riconoscerti esclusivamente attraverso la materia, attraverso i sensi, attraversi i pensieri (ciò che ho, ciò che faccio, come mi vedono gli altri) è una condizione che denuncia una completa inconsapevolezza della tua vera natura.
Prova a pensare se tutto ciò che hai scomparisse in questo istante: carriera, soldi, auto, casa, relazioni…cosa rimane di te? Forse il primo pensiero che balena è niente! Ma la verità è che rimane tutto. Rimane il momento Presente! Rimane il tuo vero Sé!
Come ho detto all'inizio tu hai già tutto quello che ti serve sin dai primi nove mesi di Vita, perché non dovresti averlo per i successivi novant'anni? Perché pensi di non avere più le risorse per realizzare tutto ciò che ti serve e che desideri?
Perché interferisci! E lo fai attraverso l’Ego inconsapevole.
L’errore fondamentale dell’essere umano, quello che poi viene chiamato peccato originale, è quello di sentirsi separati, di sentirsi identificati nel corpo o nella mente e separati da tutto il resto.
Siamo solo un puntino, un granello di sabbia nel deserto ma pensiamo di conoscere più di quanto non sappia l’Universo stesso.
Ci concentriamo su un unico tassello del puzzle ma perdiamo di vista l’immagine complessiva di cui facciamo parte.
Interferendo decidiamo di escludere quella parte che è molto più immensa di noi: il Divino.
C’è una cosa che ti dimentichi quando vieni al mondo e cioè che sei un ESSERE DIVINO. Non sei un corpo con un’Anima bensì un’Anima che abita un corpo. Questo è il gioco dell’esistenza.
Non sei qui per caso. C’è un progetto molto più grande dietro la Vita di ognuno di noi.
Il pensiero privo di questa Consapevolezza è la causa di ogni sofferenza.
Per ritrovarti devi ritrovare la tua Consapevolezza. Allora scoprirai che sei molto di più di quello che credevi di essere. Tutto è già dentro di te. E per fare questo non è necessario ritirarti in montagna o compiere un viaggio sciamanico. Lo puoi fare attraverso la tua Presenza.
Sei presente quando ciò che fai non è più un mezzo per raggiungere un fine, ma quando è fine a sé stesso, quando senti la gioia e l’entusiasmo in ciò che fai solo per il fatto che lo stai facendo.
Conosci l’etimologia della parola entusiasmo? ENTUSIASMO deriva dal greco EN (in), TEOS (Dio) e OUSIA (essenza) che significa “Essenza in Dio”, ovvero “Ispirato da Dio”.
Quando proviamo entusiasmo per qualcosa è lì che si cela il Divino dentro di te, lì è davvero la tua parte divina che ti parla. E lì ricomincia a girare la ruota che fa scorrere l’energia e ti porta alla vera realizzazione di te.
Quando si arriva ad un certo grado di presenza, di quiete, di attenzione vigile allora si comincia a scorgere e a percepire l’essenza divina in ogni cosa e a riconoscerla come la tua stessa essenza. Stare nel Qui ed Ora, essere presenti, questa è la via verso la vera Consapevolezza.
Quando diventi consapevole diventi cosciente anche dell’Ego e di come funziona e, quindi, di ciò che non sei, e questo è il passo più grande verso la vera conoscenza di te stesso.
E da qui iniziano anche i miracoli! Sì perché i miracoli sono cosa di tutti i giorni, devi solo imparare a vederli.
Perché avvenga la vera realizzazione devi andare a contattare questa parte più profonda di te, la parte slegata dalla forma, dall'identificazione coi nomi, coi ruoli, con i concetti, con le idee, coi punti di vista.
Ma cosa significa realizzare te stesso? Significa fare quello che ti piace e sei bravo a fare, significa essere utile con quello che fai, significa trovare il tuo proposito interiore, il tuo IKIGAI.
Ikigai (生き甲斐) è un termine giapponese che, tradotto in italiano, significa “qualcosa per cui vivere” o “una ragione per esistere”. Un ikigai è essenzialmente un motivo per alzarti felice la mattina.
Quanta gente si sente priva di scopo, lo cerca, ma non lo trova? Non lo trova perché guarda nel posto sbagliato! Il vero e primario proposito della tua Vita non può essere trovato all'esterno di te. Non ha nulla a che vedere con quello che fai ma ha tutto a che vedere con ciò che sei.
Questa è la cosa più importante da comprendere: la tua Vita ha un proposito interiore e uno esteriore. Il proposito interiore riguarda l’Essere ed è primario; il proposito esteriore concerne il fare ed è secondario.
Il proposito interiore è lo stesso per tutte le persone di questo pianeta ed è semplice: è quello di risvegliarti!
Il Risveglio è un cambiamento nello stato di coscienza: se prima ti identificavi coi tuoi pensieri, pensavi di essere quel brusio continuo nella tua testa, quando ti risvegli comprendi di essere colui che osserva quei pensieri. Comprendi di essere quello spazio in cui i pensieri esistono.
Una volta che hai avuto uno spazio di consapevolezza, di Presenza, allora la conoscerei direttamente e puoi fare la scelta di invitare la Presenza nella tua Vita.
Se stai attraversando la fase di risveglio può essere che tu non sia più sicuro di quale sia il tuo proposito esteriore: ciò che guida il mondo, ciò che è importante per il mondo non lo è più per te.
Non sono più i tuoi obiettivi o le tue azioni ad essere primarie ma diventa primario lo stato di coscienza in cui compi tali azioni. Diventa primaria la tua Presenza in ciò che fai.
La tua Presenza è il collegamento tra i tuoi due propositi, interiore ed esteriore, tra l’Essere ed il fare. Allora qualsiasi cosa tu faccia sarà fatta straordinariamente bene, perché è il fare in se stesso il punto focale della tua attenzione! Questo vale per ogni tua azione, anche le più semplici: se sfogli le pagine di una guida telefonica il proposito principale è quello di sfogliare le pagine, quello secondario è di trovare un numero di telefono; se stai attraversando una stanza il proposito principale è quello di attraversare la stanza e quello secondario di prendere un libro; quando prendi il libro in mano quello diventa il tuo proposito principale.
Non pensare che questo stare nelle piccole cose ti allontani dal fare anche grandi cose! Il paradosso è che il fondamento della grandezza sta nell'onorare le piccole cose del momento presente e non di perseguire l’idea di grandezza. La grandezza è un’astrazione mentale ed è una delle fantasie favorite dell’Ego. Il momento presente sembra piccolo, poiché è semplice, ma in esso è rinchiuso il potere più grande.
Gli stati di ansia o di stress significano che il proposito esteriore ha avuto la meglio e hai perso di vista il proposito interiore: hai dimenticato che il tuo stato di consapevolezza è primario e tutto il resto è secondario.
Ma come sono sorti l’ansietà, lo stress o la negatività? Perché ti sei allontanato dal momento presente! E perché lo hai fatto? Perché hai pensato che qualcos'altro fosse più importante.
Nel momento in cui diventi presente e totale in ciò che fai, la tua azione si carica di potere spirituale. All'inizio possono non esserci cambiamenti percettibili in quello che fai, solo il come lo fai cambia.
Esiste sempre e solo questo unico momento così dagli la tua piena attenzione. Questo non significa che non sai dove stai andando, significa solo che il passo che stai facendo Qui e Ora è primario mentre la destinazione è secondaria.
Quando ti dedichi al proposito del risveglio accadono dei cambiamenti anche nelle circostanze esterne della vostra Vita. Per alcuni possono essere rappresentati dall'interruzione improvvisa o graduale col passato: lavoro, relazioni…
Per altri da incontri inaspettati e nuove opportunità. Qualche cambiamento può sembrare negativo superficialmente ma poi si comprende che è stato creato spazio per qualcosa di nuovo che sta emergendo.
Ci può essere un periodo di insicurezza e incertezza ma dal momento che l’Ego non dirige più la tua Vita, il bisogno psicologico di sicurezza esteriore, che comunque è illusorio, diminuisce.
E quando sei in grado di vivere nell'incertezza, quando inizi a sentirtici a tuo agio, si aprono infinite possibilità nella tua Vita. Significa che la paura non è più predominante in ciò che fai e non ti impedisce di intraprendere delle azioni verso il cambiamento. E le motivazioni ad intraprendere queste azioni nasceranno da un livello più profondo: non più dalla bramosia o da una paura dell’Ego, bensì da quello spazio di silenzio e quiete che hai imparato a conoscere, dalla profondità del tuo Essere!
È da questo spazio che puoi iniziare a sentire la tua interconnessione con il Tutto, con quel puzzle di cui tu sei un tassello. E da questo spazio nasceranno incontri e avvenimenti che ti aiuteranno nel tuo proposito esteriore.
Dal momento in cui ti risvegli il tuo proposito ed il tuo destino sono portare una nuova dimensione in questo mondo, vivendo in una unità cosciente col Tutto, in un cosciente allineamento con l’intelligenza universale.
Puoi provare ad andare avanti come se nulla fosse accaduto oppure puoi considerare l’affiorare di questa tua Consapevolezza come la cosa più importante della tua Vita. Se è così, il proposito principale della tua Vita diventa aprire te stesso a questa Consapevolezza emergente e portare la sua Luce nel mondo.
(Tratto dal mio seminario "LA REALIZZAZIONE DEL SE'" del 9/8/2019)
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